Manifesta, generale, colpevole irresponsabilità

“Manifesta, generale, colpevole irresponsabilità”

Lo ha scritto Max, un vecchio amico che fa il ristoratore. Lo ha scritto fuori dal suo locale, quando ha deciso che il pranzo non gli bastava e quindi ha chiuso, in attesa di tempi migliori. E non stiamo discutendo se fan bene o male a chiudere i ristoranti.

Lo ha scritto mentre in Italia imperversa il Covid19 e nessuno capisce un tubo.

Io stasera ho guardato il tg e trasecolavo.

Hanno intervistato un’infermiera, di non so dove. Vittima, guarita, del Covid, raccontava di come lei, con il virus, ci parlava. E il giornalista, invece che spegnere la telecamera e andare ad ubriacarsi le ha chiesto se adesso, che rientrava in reparto, ci avrebbe parlato ancora, e cosa gli avrebbe detto.

Non bastava.

Durante il servizio successivo viene intervistato, per qualche minuto, un giovane sacerdote che decide di sperimentare il “mistero dell’uomo” in un reparto Covid, di non so dove.
Bene, squillo di trombe e rullo di tamburi: il nostro volenteroso giovane sacerdote, ci comunica che il Covid “è una malattia che toglie il fiato”. Sono ancora lì con la bocca aperta.

Poi, preso da sconforto faccio un post che racconta queste cose su Facebook, in poche righe, un piccolo sfogo. E trovo millemila contatti che picchiano come fabbri sulla categoria dei giornalisti. Da criminali a profittatori. E basisco di nuovo.

Torno alla memoria alla prima telefonata di oggi, con un agente immobiliare, un giovanotto piemontese, di Pino Torinese, uno concreto. Poche chiacchiere e portare a casa la pagnotta:
“Cosa vuole che le dica – interloquisce – in dieci anni mai vista una cosa del genere, è come la politica, nessuno che vuole prendersi una responsabilità”.

Allora forse questa decadenza che stiamo vivendo ce l’ha una definizione, e si chiama compromesso al ribasso. Che è una delle cose più pestifere che possano capitare. E non riusciamo a uscirne, mi sa.